
Se dovessi indicare un personaggio immaginario in cui riesco a rispecchiarmi così tanto da definirlo un mio “alter ego” sceglierei la piccola Alice di Lewis Carroll.
Ciò che più ci accomuna penso sia la necessità impellente e impossibile da ignorare di fuggire via dalla realtà che spesso mi delude e quasi mai è all’altezza delle mie aspettative, per rifugiarmi nel mio personalissimo mondo in cui ogni cosa sembra essere al suo posto, dove ogni cosa è il contrario di tutto e sono io a decidere, a plasmare ogni singolo dettaglio. La sensazione di avere le redini del gioco in mano è confortante se paragonato all’incapacità dell’uomo nella vita quotidiana di poter controllare realmente le forze che regolano l’esistenza di ognuno.
Nel mio angolino felice lontano da tutto e da tutti sono io a decidere il valore e il significato degli eventi. Al contrario nel mondo reale sembra non esistere alcun senso che regoli lo scorrere dell’esistenza e molte cose appaiono non soltanto ingiuste ma addirittura incomprensibili.
La ragione umana come ci insegnano molti filosofi non può andare oltre certi limiti e non può avere la presunzione di valicarli e a tal proposito ci offrono diverse soluzioni su come affrontare e navigare nel mare dell’incertezza: per me la via migliore è quella proposta dalla mia beneamata nella citazione qui sopra. Credo che per rendere sopportabile la nostra vita sia necessario riempirla di significati che più sono adatti ai propri valori, alle proprie attitudini dando spazio e merito giusto a chi ci circonda. Creare legami forti ed entrare in connessione con gli altri deve essere a mio avviso uno degli scopi da perseguire sempre e comunque: soltanto quando si ha la forza di spogliarsi delle proprie debolezze e mostrare i propri difetti e i propri pregi agli altri raggiungiamo la nostra completezza.